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Designer dogs: tra tendenze e responsabilità

I cani di razza hanno sempre avuto un posto d’onore nel mondo cinofilo, ma l’ultima frontiera della cinofilia è rappresentata dai cosiddetti “designer dogs”, come i Doodle, meticci pianificati con caratteristiche specifiche. Questa tendenza ha preso il via negli anni ’90 quando Wally Conron, allevatore australiano, ha selezionato il primo Labradoodle per rispondere alle esigenze di una donna non vedente alle Hawaii e di suo marito allergico ai cani. Quel che iniziò come una soluzione mirata a un’esigenza ben precisa si è trasformato in un fenomeno globale, scatenando un interesse crescente per questi incroci “non allergenici”.

Tuttavia, la crescente popolarità dei designer dogs non ha sempre tenuto conto delle implicazioni sanitarie e del benessere degli animali coinvolti. Nonostante i Doodle siano spesso pubblicizzati come ipoallergenici, non tutti i cuccioli ereditano questa caratteristica dai loro genitori barboncini. Oggi, molti programmi di addestramento per cani guida preferiscono razze tradizionali come Labrador, Golden Retriever e Pastori Tedeschi piuttosto che i Doodle, a seguito delle osservazioni di Conron sulle problematiche sanitarie legate a questi incroci.

Conron stesso ha espresso rimpianti per aver dato inizio alla moda del Labradoodle, sottolineando come la tendenza abbia portato a pratiche di allevamento indiscriminato, volte più al profitto che al rispetto degli standard etici e di salute. Nonostante queste preoccupazioni, gli incroci designer hanno trovato il loro posto nel cuore di molti e, a prescindere dai pareri contrastanti, sembrano destinati a rimanere una presenza fissa nel panorama cinofilo.

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