Strappa all’uomo medio le illusioni di cui vive, e con lo stesso colpo gli strappi la felicità.
Una frase di Henrik Ibsen, scelta da Marco di Holly & Company, un asilo per cani a Roma.
Quella di Henrik Ibsen potrebbe essere applicata ad un luogo comune che gira pericolosamente in una parte del pensiero diffuso tra gli amanti dei cani: il cane lo fa il padrone. Con la differenza che non ci sarebbe nessuna infelicità ad ammettere che il “padrone”, espressione antipatica, non può “fare” gli stati d’animo del proprio cane, i suoi interessi maggiori, le sue motivazioni e le sue attitudini. Essendo queste il frutto delle selezioni implementate dall’uomo nel corso del tempo.
Ci sarà un motivo se a guardia dei greggi esistono i pastori; nella caccia i setter o i segugi; nella difesa i dobermann e i rottweiler; nelle antiche arene da combattimento i pitbull?
In una sorta di premura e difesa dei nostri amici c’è chi insiste sulla falsa teoria che il loro modo di essere dipende da come si educano e dalla bontà del proprietario!
Molto più giusto sarebbe asserire che le doti attitudinali di base vengono “gestite” da chi li conduce. Non sono, quindi, “create”. Con questa sostanziale differenza si dovrebbe incoraggiare una maturità collettiva che indica a una considerazione: un matrimonio felice tra proprietario e cane dipende dalle competenze, dalle disponibilità, dalla forza e dal carattere della persona o della famiglia adottante.
Questo è un messaggio che andrebbe diffuso con più veemenza proprio per difendere i cani, per evitare tragedie, i cani reclusi e portati in canile e, persino, convivenze rischiose e difficili . Un pitbull non è per neofiti, anche se sono brave persone! Ad un malinois non basta la passeggiatina al parco, un jack russel non è un peluche ma un guerriero. Naturalmente, ogni cane è unico e irripetibile e può allontanarsi dalle caratteristiche di razza. Ci sono tante eccezioni, ma restano tali. Esprimiamo amore per i nostri amici con la condivisione di questa consapevolezza.