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Pelliccia di cane e gatto: la morte addosso

Ma non sentite l’odore di morte quando indossate un collo di pelliccia? Ma cosa significa per voi indossare un pezzo di cadavere come ornamento?

Ma riuscite ad immaginare gli occhi di terrore delle povere bestiole sgozzate in fila ed ognuna assiste all’esecuzione dell’altra in un tripudio di urla ed odore di sangue?

Ma cosa vi attira nella pelliccia? Vi fa sentire i dominatori del mondo? Vi fa sentire onnipotenti con il diritto di vita o di morte? Esibire la morte come segno di vanità!, VERGOGNA.
In Italia ci sono 13 strutture tra Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Abruzzo, dove sono ancora allevati visoni. Diamogli un indennizzo, riconvertiamole e chiudiamole, hanno dato tanti aiuti di stato e regionali, sarebbe davvero uno sforzo minimo.
Per me tutte le vite sono uguali, altri si commuovono solo per cagnolini e gattini e se ne fregano di tutto il resto… beh, a loro dico attenti alle pellicce di cane e gatto.

In Cina è lecito, fioriscono allevamenti di cani e gatti da pelliccia anche in piccole strutture “fai da te”. Vengono fatti crescere in gabbie fetide e poi sgozzati i cani ed impiccati col fil di ferro i gatti.
Queste pellicce finiscono poi ad ornare colletti e polsini e, visto che in Italia è vietato acquistare pellicce di animali domestici (ammazzare tutto il resto è stranamente lecito), vengono fatti entrare con nomi di fantasia: L’OIPA Italia ci fornisce alcuni nomi dietro cui possono nascondersi pellicce di cane e gatto: asiatic racoonwolf, GOYANG, asian wolf, HOUSECAT, corsak fox, KATZENFELLE, dogue of China, LIPI, finnracoon MOUNTAIN CAT finnracoon asiatico WILDCAT fox of Asia SPECIAL SKIN gae wolf, gubi, kou pi, lamb skin, loup d’Asie, nakhon, pemmern wolf,sakhon, sobaki, special skin (in maiuscolo quelle di gatto, in minuscolo quelle di cane).

Il marchio MADE IN ITALY non ci garantisce per nulla: se io importo materiale dall’estero e lo assemblo in Italia posso dichiararlo Made in Italy, in pratica il marchio certifica che è cucito in Italia e non l’origine della materia prima e la ditta può difendersi da eventuali accuse dicendo che non sapeva che il “loup d’asie” o un altro di questi nomi fosse in realtà un cane.
Allora, cari amici animalisti, cerchiamo di non indossare niente che ricordi una pelliccia, anche in presenza di garanzie scritte. Non abbiamo bisogno di un simbolo di morte addosso per sentirci alla moda.

In una società dominata dall’economia di mercato le vere rivoluzioni si fanno facendo la spesa, facciamo si che ostentare peli di animali morti sia dannoso per l’economia dell’industria dell’abbigliamento. Vedrete che diventeranno improvvisamente animalisti (a parole) anche loro.

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